Paolo inizia la sua predicazione in onore di Gesù Cristo

Secondo il resoconto di Atti (9,19-25), dopo la conversione sulla via di Damasco e il battesimo ricevuto da Anania, Paolo rimase nella città per un tempo indeterminato ("molti giorni"), predicando nelle sinagoghe il messaggio cristiano agli Ebrei. Questi però cercarono di ucciderlo e fu aiutato a scappare dai "suoi discepoli", che lo calarono di notte in una cesta facendolo uscire dalle mura cittadine. Da Damasco si recò poi a Gerusalemme (9,26).Questo resoconto è integrabile con alcune sporadiche informazioni presenti nelle lettere paoline. In 2Cor11,32-33 Paolo racconta l'episodio della fuga nella cesta, collocandolo cronologicamente durante il dominio sulla città da parte del re nabateo Areta IV (verso la fine degli anni 30[38]). In Gal1,17 Paolo specifica che dopo la conversione (e quindi il suo arrivo a Damasco), si recò in Arabia (da intendersi come il regno dei Nabatei nell'attuale Giordania, poi compreso nella provincia romana di Arabia), per poi ritornare dopo un tempo indefinito nuovamente a Damasco. Il soggiorno a Damasco quindi sembra essere stato duplice, presentato come unico da Atti che omette il viaggio in Arabia. I biblisti collocano la fuga nella cesta, al termine del secondo soggiorno.[48] Circa il viaggio in Arabia non sono noti il motivo, i luoghi visitati, la durata e i risultati conseguiti. È verosimile che sia stato caratterizzato, come gli anni successivi, dalla predicazione del cristianesimo nelle sinagoghe.
Secondo At9,26-30, giunto a Gerusalemme fu accolto inizialmente con freddezza e timore dai cristiani della città a motivo del suo passato di persecutore dei cristiani. Il giudeo-cristiano Barnaba si fece suo garante, iniziando così con Paolo una collaborazione che durerà negli anni successivi. Nella città santa continuò a predicare nelle sinagoghe ma anche qui, come a Damasco, fu costretto a fuggire nella sua città natale Tarso. Gal1,18-19 aggiunge alcune precisazioni: questa prima visita a Gerusalemme avvenne "3 anni dopo" la sua conversione, fu breve ("15 giorni"), vide l'incontro di Paolo con Pietro e Giacomo.
Dopo essere fuggito da Gerusalemme, Paolo rimase a Tarso diversi anni (tra i 5 e i 10 a seconda delle varie ricostruzioni cronologiche, v. sopra). Di questo lungo periodo oscuro della sua vita rimane solo l'accenno di Gal1,21 che vede Paolo recarsi in Siria e Cilicia, cioè nei dintorni di Tarso. Non è esplicitato il motivo di questi viaggi ma è presumibile che si riferissero a una predicazione itinerante, e come per il caso della predicazione precedente in Arabia non sono noti luoghi visitati, durata e risultati conseguiti.In Atti Paolo fa la sua ricomparsa solo in 11,25-26 quando il suo mentore Barnaba, inviato dalla chiesa di Gerusalemme ad Antiochia di Siria, lo va a cercare nella vicina Tarso per farne un suo collaboratore e lo conduce nella città siriaca, allora la principale metropoli del medio-oriente. Qui Paolo rimarrà strettamente legato alla comunità cristiana per alcuni anni. La tradizione cristiana ha conservato memoria di una grotta, detta di San Pietro, nella quale si sarebbe riunita la chiesa di Antiochia.Dopo "un anno intero" di permanenza, Paolo e Barnaba si recarono a Gerusalemme (seconda visita, vedi At11,27-30; 12,21-25). Occasione del viaggio fu una colletta della chiesa di Antiochia per la chiesa di Gerusalemme in vista di una carestia che, stando al racconto di Atti, era stata predetta da un cristiano di nome Agabo. Dopo aver portato le offerte della colletta ritornarono ad Antiochia. La notizia della morte di Erode Agrippa I (44 d.C.), collocata tra la partenza e il ritorno di Paolo, e le informazioni pervenuteci da autori extra-cristiani circa la prolungata carestia in Palestina, collocano l'accaduto attorno alla metà degli anni 40.[41]In passato da alcuni biblisti questa seconda visita veniva fatta coincidere con quella descritta in Gal2,1-9 (vedi paragrafo cronologico sopra), ma attualmente vi è accordo nel considerare quest'ultima come coincidente con la terza visita, quella del concilio di Gerusalemme (v. dopo).

I viaggi di Paolo di Tarso

Primo Viaggio

Dopo un tempo imprecisato dal ritorno dalla seconda visita a Gerusalemme, Paolo partì per il primo di quelli che saranno i suoi tre viaggi missionari itineranti. Il viaggio è descritto in At13-14. Protagonisti furono (almeno) Paolo, Barnaba e per il tratto iniziale Giovanni-Marco, cugino di Barnaba (Col4,10), che in seguito comporrà a Roma il secondo vangelo. In questo viaggio Paolo sembra avere inizialmente un ruolo subordinato a Barnaba per poi progressivamente scavalcare il suo primato durante il viaggio.[1] Le regioni toccate sono Cipro, terra natale dello stesso Barnaba (At4,36), e la Galazia[2] (attuale Turchia centrale). La durata, a seconda delle varie ricostruzioni cronologiche, è tra i 2 e 5 anni, collocabili nella seconda metà degli anni 40 (v. sopra). I destinatari della predicazione sono principalmente gli Ebrei ma anche i pagani.
13,1-4: partenza da Antiochia, imbarco a Seleucia verso Cipro;
13,5: arrivo a Salamina di Cipro, inizio della predicazione nelle sinagoghe;
13,6-12: attraversamento dell'isola (nell'entroterra o navigando lungo la costa sud?) e arrivo a Pafo, incontro e disputa col falso mago Elimas Bar-Iesus, "conversione" (?) del proconsole[3] romano Sergio Paolo (del quale assunse il cognome? v. sopra). Presso la chiesa bizantina di Chrysopolitissa di Pafo è situata una bassa colonna, detta di san Paolo (foto), alla quale la tradizione vuole che sia stato legato e flagellato prima della conversione del proconsole. Data la totale assenza di avversità di Sergio Paolo verso gli apostoli che traspare dal racconto biblico il particolare appare leggendario.

 

13,13-14: imbarco da Pafo, sbarco ad Attalia (particolare tralasciato, la città era il porto del capoluogo Perge, nell'entroterra), arrivo a Perge, abbandono di Giovanni-Marco. Il motivo della separazione non è descritto e il successivo accenno di At15,37-38 lascia intuire che devono essersi create tensioni tra Paolo e Marco, forse per il passaggio in secondo piano del cugino Barnaba a favore della leadership di Paolo.
13,14-52: arrivo ad Antiochia di Pisidia (città di Sergio Paolo? Dietro suo invito?), predicazione agli Ebrei, successo e opposizione dagli Ebrei, scacciata dalla città.
13,51-14,6: arrivo a Iconio, predicazione con successo e opposizione di alcuni Ebrei, scacciata dalla città.
14,6-20: arrivo a Listra in Licaonia, predicazione e guarigione miracolosa di un paralitico, la folla scambia Barnaba per Zeus e Paolo per Hermes e loro rifiuto, arrivo di alcuni Giudei dalle città già visitate che sobillano la folla, lapidazione di Paolo, partenza per Derbe.
14,20: predicazione a Derbe con successo.
14,20-28: ritorno attraverso le città già visitate (Listra, Iconio e Antiochia), organizzazione delle comunità cristiane, predicazione a Perge, imbarco ad Attalia, ritorno ad Antiochia di Siria.
Nonostante le avversità da parte dei Giudei il viaggio si rivelò complessivamente fruttuoso. Alle chiese fondate Paolo indirizzerà in seguito la Lettera ai Galati.

 

Secondo Viaggio

Il secondo viaggio missionario è narrato in At15,36-18,22. Protagonisti furono (almeno) Paolo e Sila-Silvano, ai quali si aggiunse poco dopo Timoteo. Grande assente è Barnaba, il quale si recò col cugino Giovanni-Marco nella natale Cipro e col quale Paolo sembra aver interrotto la collaborazione (At15,39). Paolo è il capo indiscusso del viaggio. Le regioni toccate sono la Galazia del sud, evangelizzata nel primo viaggio, e quindi la Macedonia e la Grecia. La durata, a seconda delle varie ricostruzioni cronologiche, è circa 4-5 anni, collocabili attorno al 50 (v. sopra).15,36-41: partenza di Paolo e Sila da Antiochia, passaggio per Siria e Cilicia (forse transito da Tarso).16,1-5: passaggio per Derbe e Listra (forse anche Iconio e Antiochia di Pisidia visitate nel primo viaggio), a Listra aggregazione di Timoteo.16,6-11: attraversamento di Frigia e Galazia (è possibile che sia intesa la Galazia storica, situata nel nord attorno all'attuale Ankara, ma non sono nominate né qui né altrove nel NT comunità così a nord). Lo Spirito Santo (o "di Gesù") impedisce di recarsi in Asia e Bitinia, una visione indirizza Paolo in Macedonia, passaggio per la Misia, imbarco a Troade, arrivo a Neapoli.16,12-40: arrivo a Filippi, predicazione e conversione di Lidia (prima cristiana europea), esorcismo di una schiava indovina, denuncia dei padroni con bastonamento e prigionia, liberazione miracolosa.17,1-10: passaggio per Anfipoli e Apollonia, arrivo a Tessalonica, predicazione e conversioni, avversione dei Giudei e fuga.17,10-14: arrivo a Berea, predicazione e conversioni, avversione di alcuni Giudei, partenza.17,15-34: arrivo ad Atene, discorso all'Areopago, varie conversioni tra cui Dionigi l'Areopagita.

La collina dell'Areopago ad Atene, sede del celebre discorso paolino (inciso nella lastra visibile a destra).18,1-18: arrivo a Corinto, incontro con Aquila e Priscilla appena espulsi da Roma da Claudio (49-50 d.C.). Probabile stesura della Prima e Seconda lettera ai Tessalonicesi.18,18-22: partenza da Corinto, passaggio da Cencre, sosta a Efeso, passaggio da Cesarea, saluto a Gerusalemme (quarta visita), ritorno ad Antiochia.

Terzo Viaggio

Dopo un periodo imprecisato, Paolo partì (da solo o con altri?[5]) per il terzo viaggio missionario, descritto in At 18,23-21,15. Le regioni toccate sono le attuali Grecia e Turchia, già visitate nei viaggi precedenti. La durata, a seconda delle varie ricostruzioni cronologiche, è circa 5-6 anni, collocabili attorno alla metà degli anni 50 (v. sopra).18,23-28: partenza di Paolo da Antiochia, passaggio per Galazia e Frigia. Parentesi sull'arrivo a Efeso di Apollo e sua partenza per l'Acaia.19,1-41: arrivo di Paolo a Efeso, predicazione per tre mesi nella sinagoga, predicazione per 2 anni nella scuola di un certo Tiranno, guarigioni ed esorcismi, tumulto degli Efesini guidato da un certo Demetrio in difesa del culto (e del commercio legato a esso) della dea Artemide. Nel racconto di Atti non è descritta una prigionia a Efeso ma è possibile che a questa si riferiscano alcuni accenni delle sue lettere (1Cor15,32; 2Cor1,8-10). In questo prolungato e fruttuoso soggiorno a Efeso i biblisti collocano la redazione della Prima lettera ai Corinzi, della Lettera ai Galati e forse la Lettera ai Filippesi (in questa lettera si dice prigioniero, 1,7.13.17, ed è possibile che sia stata scritta nella successiva prigionia di Cesarea o Roma).20,1-2: partenza di Paolo per la Macedonia (attuale Grecia del nord) con probabile soggiorno a Tessalonica e redazione della Seconda lettera ai Corinzi. In Rm 15,19 Paolo menziona l'Illiria, regione che comprendeva la costa dell'attuale Croazia e l'Albania, che avrebbe raggiunto con la sua predicazione. Nelle sue lettere e in Atti non compare un resoconto o accenni più precisi a tale viaggio: è possibile che abbia fatto un breve viaggio in Albania durante il soggiorno a Tessalonica,[6] o più verosimilmente che abbia esagerato la descrizione del suo campo di predicazione, che porterebbe a intendere il passo della Lettera ai Romani come "da Gerusalemme fino ai confini dell'Illiria".20,2-3: arrivo "in Grecia" e soggiorno di tre mesi (verosimilmente a Corinto, con redazione della Lettera ai Romani) interrotto per avversione dei Giudei.20,3-13: ritorno con altri compagni (tra cui Luca?) in Asia passando per la Macedonia, imbarco a Filippi (sic, verosimilmente da Neapolis), sbarco a Troade e breve soggiorno di una settimana, durante la predica di Paolo in una celebrazione eucaristica un ragazzo di nome Eutico si addormenta e muore cadendo dalla finestra, Paolo lo risuscita.20,13-38: Paolo a piedi ad Asso, imbarco per Mitilene, passaggio per Chio, Samo, arrivo a Mileto dove incontra gli "anziani" (presbiteri) di Efeso senza recarvisi (per paura di tumulti?), lungo discorso di addio, imbarco per il ritorno.21,1-15: ritorno passando per Cos, Rodi, Patara, Cipro, Tiro con soggiorno una settimana, Tolemaide, Cesarea con soggiorno presso l' "evangelista" Filippo, pre-annuncio da parte del profeta Agabo dell'arresto di Paolo, arrivo a Gerusalemme (quinta visita).Durante il suo soggiorno ad Efeso Paolo cominciò ad organizzare la cosiddetta "colletta dei santi", una raccolta di offerte tra le sue comunità a favore della chiesa giudeo-cristiana di Gerusalemme (che non va confusa con la colletta in vista della carestia descritta in At11,27-30). Il particolare è assente nella descrizione di Atti ma ricorre con insistenza nelle lettere alle varie comunità (vedi in particolare 1Cor 16,1-4; 2Cor 8-9; Rm 15,25-27), e sembra una "clausola" del concilio di Gerusalemme (Gal 2,10). È verosimile che Paolo abbia portato il frutto della raccolta a Gerusalemme al termine del viaggio (Rm 15,25-26), nella sua quinta e ultima visita che lo vedrà imprigionato. Oltre al valore meramente assistenziale per i poveri della città santa, la colletta aveva un forte significato simbolico-teologico: i giudeo-cristiani potevano vedere le comunità paoline come eretiche, in quanto staccate dalla Legge ebraica, e Paolo con questo gesto affermava tangibilmente la sottomissione delle sue comunità alla chiesa madre di Gerusalemme.

Gli ultimi atti di Paolo di Tarso

Secondo la tradizione cristiana Paolo morì durante la persecuzione di Nerone, decapitato (pena di morte dignitosa riservata ai cittadini romani) presso le Aquæ Salviæ, poco a sud di Roma, probabilmente nell'anno 67 d.C.Dalle lettere di Paolo così dagli Atti degli Apostoli, scritti attorno all'80 (che terminano la narrazione con l'arrivo a Roma e con la prima blanda prigionia, una sorta di "custodia cautelare", in attesa di comparire "di fronte a Cesare") si possono ricavare informazioni utili per collocare dal punto di vista cronologico la vita di Paolo, ma, ovviamente, non per chiarire le circostanze della morte dell'apostolo.La già citata Lettera ai Corinzi di Clemente romano (fine I secolo) accenna a un martirio di Paolo "sotto i prefetti", ma non esplicita il nome dei prefetti né luogo, data, motivo e modalità del martirio.Tertulliano (fine II secolo) riporta che a Roma "vinse la sua corona morendo come Giovanni" (Battista, cioè decapitato).L'apocrifo Martirio di San Paolo apostolo (tr. it.), facente parte degli Atti di Paolo (fine II secolo), descrive dettagliatamente la morte di Paolo per esplicito volere di Nerone. Come per gli altri apocrifi il testo viene giudicato leggendario dagli storici contemporanei.« In piedi, rivolto verso Oriente, Paolo pregò a lungo. Dopo aver protratta la preghiera intrattenendosi in ebraico con i padri, tese il collo senza proferire parola. Quando il carnefice gli spiccò la testa, sugli abiti del soldato sprizzò del latte. Il soldato e tutti i presenti, a questa vista, rimasero stupiti e glorificarono Dio che aveva concesso a Paolo tanta gloria; e al ritorno annunziarono a Cesare [i.e. Nerone] quanto era accaduto. Anch'egli ne rimase stupito e imbarazzato »(Cap. 5)Eusebio attorno al 325 riporta che fu decapitato a Roma sotto Nerone (regno 54-68, che va verosimilmente ristretto al periodo 64-68 seguente al grande incendio di Roma e alla persecuzione anticristiana connessa), e citando la perduta Lettera ai Romani di Dionigi di Corinto (fine II secolo) colloca il martirio di Pietro e Paolo nello stesso giorno, senza però specificarlo.Girolamo verso fine IV secolo precisa che fu decapitato a Roma e fu sepolto lungo la via Ostiense nel 14º anno di Nerone , due anni dopo la morte di Seneca.Importante, per la sua antichità, è anche la testimonianza del presbitero Gaio, ecclesiastico vissuto al tempo di papa Zefirino (199-217). In un suo scritto contro Proclo, capo della setta dei Montanisti (Catafrigi), parla dei luoghi ove furono deposte le sacre spoglie dei detti Apostoli (Pietro e Paolo) dicendo: «Io posso mostrarti i trofei degli Apostoli. Se vorrai recarti al Vaticano, o sulla via Ostiense, troverai i trofei dei fondatori di questa Chiesa». (Historia Ecclesiastica, 11, 25; P.L. 20, 207-210)
L'apocrifo Atti di Pietro e Paolo (dopo il IV secolo, en) riferisce che la decapitazione di Paolo avvenne presso la via Ostiense lo stesso giorno della morte di Pietro, precisando la data del martirio al 29 giugno. La Storia di Perpetua, aggiunta contenuta in alcuni manoscritti greci, precisa che il luogo della decapitazione era chiamato Aquæ Salviæ ed era situato "vicino al pino". La data deriva probabilmente dal fatto che il 29 giugno 258, sotto l'imperatore Valeriano (253-260), le salme dei due apostoli furono trasportate nelle Catacombe di San Sebastiano, e solo quasi un secolo dopo papa Silvestro I (314-335) fece riportare le reliquie di Paolo nel luogo della prima sepoltura. In questa data la tradizione cattolica celebra la solennità dei santi Pietro e Paolo.Nel luogo dove secondo la tradizione avvenne il martirio, le Aquæ Salviæ, in seguito fu edificata l'abbazia delle Tre Fontane, mentre sul luogo del sepolcro è stata costruita la basilica di San Paolo fuori le mura. Per secoli il sepolcro era rimasto nascosto sotto al pavimento della basilica. Lavori archeologici svolti tra il 2002 e il 2006 sotto la guida di Giorgio Filippi lo hanno riportato alla luce.Il 29 giugno 2009, nella cerimonia ecumenica conclusiva dell'Anno Paolino (ovvero il Bimillenario della nascita di San Paolo apostolo, «dagli storici collocata tra il 7 e il 10 d.C.») papa Benedetto XVI ha annunciato i risultati della prima ricognizione canonica effettuata all'interno del sarcofago di San Paolo.In particolare, il sommo pontefice ha riferito che «nel sarcofago, che non è mai stato aperto in tanti secoli, è stata praticata una piccolissima perforazione per produrre una speciale sonda mediante la quale sono state rilevate tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato di oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino. È stata anche rilevata la presenza di grani di incenso rosso e di sostanze proteiche e calcaree». Il papa ha poi proseguito affermando che i «piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all'esame del carbonio 14 da parte di esperti ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il I e il II secolo». «Ciò - ha concluso - sembra confermare l'unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell'apostolo Paolo. Tutto questo riempie il nostro animo di profonda emozione».

Video storia San Paolo Apostolo ( Saulo) opere d'arte dedicate a San Paolo